Osservare per scrivere, scrivere per vedere

Osservare per scrivere, scrivere per vedere

Renata M. Molinari

[…] La prima cosa / che dovete imparare, è l’arte dell’osservazione. / […] poiché non ha importanza come tu appari, ma / quello che hai visto e che mostri. Merita di essere conosciuto / quello che sai. […] Quindi la vostra preparazione deve incominciare in mezzo / agli uomini vivi. La vostra prima scuola / sia il posto di lavoro, la casa, il quartiere. / Sia la strada, la metropolitana, il negozio. Tutti gli essere umani / li dovete osservare in questi luoghi, gli estranei come se / fossero conoscenti, ma / i conoscenti come se fossero estranei.”

(Bertolt Brecht, Discorso agli attori-operai danesi sull’arte dell’osservazione.)

 

Cerchiamo di allenare uno sguardo teatrale, interessato alle relazioni che i diversi luoghi veicolano o rendono possibile, a volte necessario: da qui è possibile produrre materiale per una composizione drammaturgica.

Si tratta di collegare ciò che vediamo a fatti compiuti, a possibili nuclei di storie, a composizioni. Nel momento in cui più persone sono impegnate su una stessa mappa, gli esercizi di composizione guidano a intrecciare esperienze e temi, proposte e soggetti diversi, attivandone il potenziale drammaturgico.

1. Si comincia dal lavoro sulla postura percettiva, dell’attore e del drammaturgo: una postura percettiva alla base del lavoro di rappresentazione e racconto. Seguendo Brecht cerchiamo di attivare una precisa consapevolezza di sguardo, nella distrazione o convenzione quotidiana. Premessa: nel nostro osservare allontaniamo le tensioni dal compito: non c’è un risultato da raggiungere, ma un’attitudine da educare.

2. Dallo sguardo al racconto, da soli e soprattutto assieme, in modo che dalla osservazione si passi alla visione. Una visione condivisa, con i compagni di lavoro, con gli autori di riferimento, con la città che viviamo, anche temporaneamente.

3. La città entra a far parte del lavoro e comincia l’interazione fra percezione e memoria. Collegare ciò che vediamo a fatti compiuti, possibili nuclei di storie. Parole per dire la città, movimenti, posture e azioni per vederla, esperienze per raccontarla: stare qui, fra osservazione e scrittura.

4. Osservare per scrivere, scrivere per vedere: percezioni in movimento fra la scena e il nostro quotidiano. Si tratta, dunque, di mettere a fuoco ed applicare esercizi per comporre e rendere leggibile un immaginario condiviso rispetto a un testo, a un tema o a una condizione di partenza: in questo caso la città in cui lavoriamo.

 

Un possibile percorso

Voi siete qui…, dicono le mappe nei punti nevralgici della città;

Qui, dove…, dice la guida che ci accompagna a esplorarne la storia;

Qui, proprio qui… dice il narratore;

Qui, proprio qui…e il progettista ci svela il presente, nel modello di quello che sarà;

Sono stato qui… replica l’attore, e gli spettatori l’ “osserveranno per vedere il grado di perfezione con cui [ha] osservato”. ( B.Brecht)

Parole per dire la città, movimenti e posture per vederla, vicende e scene per raccontarla: gli schizzi di drammaturgia cercano di rendere visibili i legami fra i diversi qui del nostro abitare quotidiano, colti in uno sguardo, in un’attitudine fisica che si allena a disegnare e modellare, riprodurre ed evocare, cercando di rubare ai pittori segreti per l’arte della rappresentazione.